L'abitato

 
Planimetria dello scavo
Planimetria dello scavo

Banca Popolare 
Una vasta area archeologica di circa 750 m2 è ubicata al piano interrato dell'immobile attualmente sede degli uffici della Banca Popolare del Mezzogiorno (ex Banca Popolare di Crotone), situato in pieno centro tra le vie Cutro, Napoli e Roma, alle spalle del Municipio.
Tra 1985 e 1991, grazie al sostegno economico della stessa Banca Popolare, sono state condotte importanti campagne di scavo archeologico sotto la direzione della Soprintendenza. Le indagini, che costituiscono un momento assai importante dell'archeologia urbana di Crotone, hanno mostrato come quest'area sia stata frequentata dalle fasi di fondazione della colonia sino al XII della nostra era. Il tratto di isolato messo in luce fa parte del quartiere meridionale dell'antica Kroton. Esso venne mantenuto inalterato lungo tutto l'arco di vita della città. Per le fasi di IV e III secolo a.C. è stato possibile ricostruire in m2 35 la misura del fronte dell'isolato ricadente nell'area, sulla base di unità abitative di m 17 e m 23. Inoltre è possibile ricostruire almeno parzialmente la pianta di alcune abitazioni.
I lotti abitativi presentano una organizzazione spaziale complessa. Le singole abitazioni, affiancate l'una all'altra, occupavano la metà del blocco longitudinale di ciascun isolato e ogni casa, sui tre lati, era separata dalle case adiacenti mediante vicoli (ambitus), che avevano il compito di isolare l'abitazione e di consentire lo smaltimento delle acque piovane. Il quarto lato si affacciava sulla strada (stenopos). 
In particolare si segnala una grande abitazione di età ellenistica (circa 220 m2) formata da vari ambienti aperti su un grande cortile lastricato di tegole e in cui è un pozzo con vera in pietra. L'abitazione venne in parte ristrutturata nel III secolo a.C., con restringimenti delle stanze e del cortile e la parziale trasformazione dell'edificio in area artigianale, documentata dalla presenza di fornaci. È stato anche possibile verificare quali erano le tecniche edilizie adoperate all'epoca: utilizzo di mattoni crudi, su cui si stendeva l'intonaco; fondazioni in argilla, costituite da scaglie di calcarenite, frammenti laterizi e materiali di spoglio, protette talvolta da tegole paraguttae; tetti in embrici e coppi, completati da antefisse, posti su armature lignee. I piani pavimentali erano costituiti da terra battuta con frammenti ceramici e sabbia. L'approvvigionamento idrico domestico era garantito, nei vari periodi, da pozzi scavati fino ad attingere le sottostanti falde di acqua dolce abbastanza superficiali (da 2 a 4 metri dal piano di campagna), ancora attive ai giorni nostri, e costruiti con cilindri di terracotta e filari sovrapposti di schegge di arenaria, frammenti di laterizi e scorie della lavorazione della ceramica.

 
 
 
Panoramica sull'area industriale
Panoramica sull'area industriale

Montedison-Pertusola 
A nord-est della città, oltre il fiume Esaro presso la collina della Batteria, di fronte alle industrie che a partire dagli anni Venti del '900 e, soprattutto, negli anni '70, hanno visto lo sviluppo di un importante polo chimico e metallurgico, un'estesa area inedificata fu interessata nel corso del 1975 e del 1976 da una serie di verifiche archeologiche in occasione della costruzione dell'Acquedotto e di un progetto di espansione, poi bloccato, dell'area industriale degli stabilimenti Montedison. I risultati degli scavi, preceduti da un'ampia campagna di prospezioni geofisiche operate dalla Fondazione Lerici hanno avuto come conseguenza l'acquisizione da parte dello Stato di tali terreni allo scopo di realizzare un grande parco archeologico suburbano. Nel 2005 una ulteriore estensiva campagna di indagini geognostiche, associata ad uno studio geo-pedologico nel corso del programma comunitario Pic Urban 2, ed un breve intervento di scavo curato dall'Università la Sapienza di Roma nel dicembre 2006, hanno confermato i dati già ottenuti negli anni Settanta. Gli scavi hanno consentito, in primo luogo, di verificare la presenza dell'abitato antico anche in questo settore periferico della città moderna e quindi la notevole estensione della polis sin dall'età arcaica. La possibilità di attingere agli strati più profondi, talvolta anche ad una quota di m 5 dal piano di campagna, ha infatti portato al recupero di una cospicua documentazione relativa alle varie fasi della città, consentendo di accertare una frequentazione dalla fine dell'VIII secolo a.C. e fino al III secolo a.C. In questa vasta zona d'indagine si è potuta inoltre definire con chiarezza l'urbanistica di Kroton: la presenza di strutture residenziali sembra concentrarsi soprattutto in corrispondenza di un asse viario primario, probabilmente una plateia larga m 8,50 con orientamento est-ovest, (la più grande sinora rinvenuta a Kroton) e su alcuni percorsi secondari. In due saggi sono stati inoltre individuati elementi relativi ad impianti produttivi caratterizzati da tracce di concotto e dalla presenza di scorie di ferro.

 
 
 
Il cantiere in corso di scavo
Il cantiere in corso di scavo

Via Mario Nicoletta angolo via XXV Aprile (Palazzo Foti)
Una prima campagna di scavi è stata eseguita in condizioni di emergenza nel 1978, confermando, come già evidenziato nella vicina area delle Cooperative, una urbanizzazione regolare databile al IV-III secolo a.C. Ulteriori conferme si sono avute con lo scavo sistematico (1988-1989), eseguito con finanziamenti privati, che ha permesso di esplorare un lembo di abitato greco situato nella seconda partizione urbanistica della città greca (tra Campo Sportivo e fiume Esaro). Anche in questo caso l'occupazione va dalla fine dell'VIII sec. a.C. fino al III sec. a.C.
In particolare sono stati trovati lembi di due isolati (oggi visibili al di sotto del palazzo moderno) con resti sovrapposti di abitazioni databili tra VI e III secolo a.C. e disposti ai lati di una strada (stenopos) larga circa m 4,50.
In età romana, dopo un secolare abbandono, nell'area si impiantarono una piccola necropoli di II-III secolo d.C. ed una strada pavimentata con frammenti laterizi e ceramici, utilizzata dal I secolo a.C. fino almeno al VII secolo d.C.
I reperti rinvenuti nei vari strati del terreno, relativi alla frequentazione e all'abbandono delle abitazioni e della strada, ci offrono uno spaccato della vita della città. Tra i rinvenimenti, notevole una fossa di scarico, realizzata a fini drenanti entro un cortile di età tardo-classica, che ha restituito importanti frammenti di terrecotte architettoniche di epoche precedenti. Da strati di frequentazione, invece, si segnalano i resti di produzioni fittili crotoniati di uso comune con decorazioni a rilievo: arule, grandi contenitori per alimenti (deinoi, pithoi) e per abluzioni (louteria, bacili).

 
 
 
Statuetta di Afrodite
Statuetta di Afrodite

Via Telesio
Nei pressi della sponda orientale del fiume Esaro nel 1976 e poi negli anni '90 sono state condotte una serie di indagini in occasione della costruzione della locale sede dell'INPS. Queste hanno messo in luce resti di case appartenenti al blocco centrale della città. Altri cantieri d'emergenza sono stati condotti nel 1981-1982 per la costruzione di un supermercato sempre nella stessa area. Ma, soprattutto, consistenti ricerche sono state avviate nel 1995 e proseguite fino al 1998 in via Telesio dalla Soprintendenza grazie a fondi privati.
Sono stati scoperti in due aree i resti di due strade (stenopoi) e di due isolati, uno dei quali in quasi tutta la sua larghezza con i resti di almeno quattro abitazioni, separate da stretti vicoli (ambitus).Le fasi documentate coprono un arco cronologico compreso tra la seconda metà del IV e l'ultimo decennio del III secolo a.C.
Una delle abitazioni, particolarmente ragguardevole per tipologia e sontuosità, era articolata su un'estensione di circa 490 m2 e presentava un cortile con pozzo sul quale affacciavano alcuni ambienti preceduti da un portico. Questo, come si ricava dai crolli delle tegole in loco, era ricoperto da un tetto in terracotta decorato da antefisse del tipo di Artemide Bendis. L'edificio fu distrutto violentemente, come dimostrano strati con carboni e frammenti di armi da lancio quali cuspidi di frecce in bronzo e di giavellotto in ferro, ghiande missili in piombo.
Tra gli oggetti rinvenuti, che documentano la vita quotidiana che si svolgeva nella casa, si segnalano un peso in piombo a forma di astragalo con iscrizione greca, oltre a monete in bronzo ed argento di IV-III secolo a.C., appartenenti principalmente a Crotone e Siracusa, ma anche ad altre zecche italiote (per es. Thurii) o greche continentali (per es. Thyrrenia in Acarnania). Dallo stesso scavo provengono due statuette fittili femminili (III secolo a.C.), legate a probabili culti domestici, anche se la scoperta di un frammento di sima policroma con anthemion (motivo a palmette e fiori di loto) a rilievo, su fascia decorata a meandro dell'inizio del V secolo a.C. fa sospettare che nell'area intermedia tra via Telesio e Fondo Gesù potesse avere sede un santuario dedicato al culto di Afrodite.

 

 
Elaborazione dell'ufficio:Centro Elaborazioni Dati (CED)
Fonte: Settore Storia e Beni Culturali
Data ultimo aggiornamento 8 Agosto 2017
Revisionato da Alessandra Vrenna
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