Sviluppo della città

 
Dagli Achei a Crotone

Sviluppo della città dalla fondazione al Medioevo
Prima dell'arrivo dei coloni, l'orografia del tratto di costa tra Capo Colonna e Punta Alice pare abbia favorito il formarsi di una serie di villaggi che avrebbero sfruttato la presenza di una serie di punti di approdo posti lungo la parte più meridionale della vasta piana circostante la foce del fiume Neto, che costituisce uno dei principali bacini idrografici della regione. È probabile che proprio nella presenza indigena attorno alla collina dell'attuale centro storico di Crotone sia da leggervi uno sviluppo intenzionale di insediamenti umani più fitti.
Del resto, la serie di basse alture di Santa Lucia, Carrara, Cimone Rapignese costituirono un naturale diaframma anche per la città greca che, tramite queste, era di fatto separata dai territori dell'interno, coronandola sul versante meridionale ed enfatizzando, nel contempo, la posizione eminente della collina scelta come sede dell'acropoli, a sua volta direttamente affacciata sul mare. La rimanente parte della città aveva la sua estensione in direzione della pianura posta a settentrione. Il mare, invece, doveva da sempre rappresentare un imprescindibile riferimento con una serie di piccoli scogli e isolotti (oggi non più visibili perché inglobati nel porto), i quali ponevano in risalto la prominenza naturale rappresentata dal promontorio dell'acropoli e dovevano costituire un ulteriore riferimento paesaggistico utile alla navigazione di cabotaggio.
La fondazione dovuta agli Achei provenienti dalla regione a nord del Peloponneso e che le fonti letterarie antiche ci dicono essere stati guidati da un ecista (fondatore di oikoi) di nome Myskellos, vide il formarsi probabilmente sin da subito di un abitato di notevole estensione lungo le due sponde di un piccolo ma significativo corso d'acqua, qual è il fiume Esaro. 
I materiali rinvenuti nelle stratigrafie orientano verso una datazione della nascita di Kroton intorno al 730 a.C., stante la presenza di coppe a filetti. Certamente, però, gli elementi topografici di maggiore interesse dovettero essere due: da un lato la collina dell'attuale centro storico, che allora venne occupata dall'acropoli (la parte alta della città), dall'altro il fiume, presso il quale gli archeologi presumono dovesse trovare collocazione uno dei possibili attracchi per le imbarcazioni. 
Del resto, il grande valore dato alla vicinanza al mare appare dimostrato dall'organizzazione stessa che, almeno dal V secolo a.C., l'impianto urbano assunse: divisa - come abbiamo visto sopra - in tre blocchi divergenti tra loro di 30° ciascuno, la città greca presentava isolati circondati da strade tutte ugualmente ortogonali alla linea di costa, (gli stenopoi) e poche strade più larghe (le plateiai) parallele alla baia antistante. La discussione degli specialisti è ancora incentrata sulla datazione del momento in cui tale sistema venne così strutturato. Tuttavia, come dimostrano i rinvenimenti effettuati nei vari cantieri aperti in città, l'impianto venne sostanzialmente mantenuto in vita almeno per tre secoli, vale a dire dal momento dell'akmé in epoca arcaica sino allo scontro con i Romani.
Una fase fortemente espansiva, immediatamente seguente alla vittoria crotoniate su Sibari (510 a.C.), deve aver visto sviluppare in modo sostanziale la città e, soprattutto, le sue architetture monumentali, tra le quali spicca il grande tempio della dea Hera Lacinia, sul promontorio omonimo.
L'assestamento politico-militare fu lungo, convulso e incostante e causò reazioni contro il sistema instaurato dai Pitagorici che ingenerarono, nel lungo periodo, una situazione di stallo interna della quale approfittarono sia il popolo brettio, sia i Siracusani. Di conseguenza, nei 389 a.C. Crotone, pur essendo a capo della Lega Italiota (una coalizione tra città greche dell'Italia meridionale), dovette cedere alle pressioni del tiranno di Siracusa Dionisio I che la occupò. A partire dal III secolo a.C. la città venne più volte distrutta: nel 295 a.C. da un altro tiranno siracusano, Agatocle, che la conquistò dopo averla assediata e nel 270 a.C. dalla guarnigione di Campani che si era installata a Rhegion. Infine, subì ripetuti attacchi da parte dei Cartaginesi durante la prima guerra punica (264-241 a.C.) che la sconvolsero ulteriormente.
L'epilogo di tali vicende, che portarono al progressivo declino della città, si ebbe nel 194 a.C. quando, secondo una recente ipotesi, i Romani installarono un castrum (fortilizio) entro l'area del santuario di Hera sul promontorio Lacinio a controllo della città di cui non si fidavano, avendo essa accordato il proprio sostegno ad Annibale durante la seconda guerra punica (218-202 a.C.). Da quel momento Crotone fu inesorabilmente ridotta alla sola area dell'antica acropoli, divenendo durante l'impero romano (I-IV secolo d.C.) un piccolo centro di scarsa importanza. 
Soltanto durante la guerra greco-gotica (535-553 d.C.) Crotone deve essere tornata ad assumere un ruolo di qualche rilievo. Forse il rafforzamento della sua cinta muraria a metà del VI secolo d.C. contribuì al successo della flotta bizantina intervenuta a sventare un attacco da parte dei Goti. Ma, in epoca medievale la supremazia assunta dalla metropolìa di Santa Severina, che con la conquista da parte dei Normanni (XI-XII secolo) divenne un baluardo militare e un centro culturale di primaria importanza lungo l'asse del fiume Neto, relegò Crotone in una posizione di retroguardia. Finché, assorbita nel feudo del conte di Catanzaro Pietro Ruffo nel 1284, Crotone vide man mano crescere sempre più il suo ruolo di postazione militare, prima con gli Angioini, successivamente con gli Aragonesi. 
Infine, quando il viceré di Napoli don Pedro da Toledo riorganizzò l'intero sistema di difesa costiero dell'Italia meridionale, nel 1541 l'antica acropoli di Crotone, già da tempo militarmente munita, fu definitivamente trasformata in fortezza, divenendo la principale piazzaforte lungo la costa del mar Jonio tra Taranto e Reggio Calabria.

 
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