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Crotone città solidale
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Si è tenuto questa mattina nella sala consiliare del Comune di Crotone un incontro del distretto socio sanitario di Crotone di cui il comune capoluogo è capofila e di cui fanno parte i comuni di Belvedere Spinello, Caccuri, Castelsilano, Cerenzia, Cutro, Isola Capo Rizzuto, Rocca di Neto, San Mauro Marchesato, Savelli e Scandale per l'avvio del sistema di riforma dei servizi socio assistenziali, così come stabilito dal Piano Sociale Regionale approvato lo scorso 7 agosto.
Alla riunione, presieduta dal consigliere comunale Filippo Esposito, cui il Sindaco Peppino Vallone ha affidato la delega alle Politiche Sociali, hanno preso parte i rappresentati di tutte le associazioni, le cooperative e le onlus operanti nel settore sul territorio di competenza del distretto di Crotone.
Quello di Crotone, come ha sottolineato il consigliere Esposito, è stato anche uno dei primi a vedere approvato dalla Regione Calabria il proprio Piano di distretto, basato su quattro aree: anziani, minori, diversamente abili e famiglie.
Per ciascuna di queste aree il Comune ha realizzato una mappatura della qualità della vita, dei bisogni e delle necessità sulla base dei quali programmare le prossime azioni.
Ed è con questi presupposti che il distretto di Crotone è pronto a seguire le direttive del Piano Sociale Regionale che, mettendo in atto quanto previsto dalla Legge regionale 23 del marzo 2003, segnerà una svolta nel settore delle politiche sociali.
Di svolta sostanziale hanno infatti parlato Cesare Nisticò e Angelo Parente Dirigenti del Settore Politiche Sociali della Regione Calabria, presenti all'incontro per illustrare ai componenti del distretto le conseguenze dell'approvazione del Piano Sociale Regionale.
"Il Piano restituisce il governo delle politiche sociali agli enti locali del territorio di riferimento perché sono le istituzioni ad avere titolarità di questi servizi - ha spiegato Nisticò - Si passa dunque dal governo centralizzato della Regione al governo territoriale delle comunità, dove le azioni, basate sull'analisi dei bisogni, devono essere la conseguenza di una concertazione tra enti locali, presidi sanitari e associazioni del terzo settore».
Angelo Parente, a questo proposito, ha parlato di responsabilità condivisa tra il livello di sussidiarietà verticale, ovvero istituzionale, ed il livello di sussidiarietà orizzontale, ovvero del terzo settore.
Parente ha poi sottolineato l'importanza di modificare non solo l'approccio alle politiche sociali, ma anche la metodologia di lavoro e di suddivisione delle risorse.
"Non sono più accettabili né la ripartizione aritmetica né la polverizzazione delle risorse - ha detto - ma occorre una programmazione di interventi condivisa e concertata che parta da un'analisi del fabbisogno"
Importante, a questo fine, considerare i territori di riferimento dei distretti socio sanitari non come una sommatoria di comuni, ma come aree caratterizzate dagli stessi bisogni, a prescindere dai confini territoriali.
 

 
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