La storia locale nei manoscritti dell'Archivio Storico Comunale

 

L'antica città di Kroton, nota come Cotrone sin dal periodo
svevo, è stata interessata, nel corso dei secoli, dalla medesima
evoluzione amministrativa dell'assetto organizzativo del Regno di Napoli.
Dalle forme dell'amministrazione bizantina, alla ripartizione
territoriale stabilita con i giustizierati di età
normanno-sveva, il governo della città ha subito gli avvicendamenti
legati al periodo feudale, da cui si è affrancata col tempo, grazie
alla demanialità regia riconosciutagli per la sua
fedeltà e, soprattutto, per l'importanza rivestita dalla città
dal punto di vista strategico difensivo.
Nell'epoca rinascimentale, la città era divisa in ceti: i Nobili, gli
Honorati, i Plebei, ed era amministrata dai sindaci e dagli eletti del
ceto nobile e del ceto popolare.
La comunità cittadina era chiamata "Università", nel
significato latino di "universus personarum o universus civium",
ed era intesa nel senso giuridico di organizzazione di persone,
munita di personalità giuridica, e capace quindi di essere punto di
riferimento unitario di situazioni giuridiche.
Anche la carica di sindaco non aveva il significato attuale di capo
dell'amministrazione comunale, ma rassomigliava piuttosto ad un
ruolo di funzionario pubblico e, infatti poteva essere attribuita a
più persone insieme, limitatamente ad alcuni affari particolari o
con compiti di ambasceria ("sindacus ad aliquam rem").
L'Università, cui era affidata l'attività amministrativa, era retta da un
organismo che potrebbe essere assimilato alla moderna giunta
comunale, composto, per la parte dei Nobili, da un Sindaco, da un
Mastrogiurato, e da tre Eletti. Il General Parlamento, che
corrispondeva al Consiglio comunale, era convocato "ad pulsum
campanae". La votazione circa le proposte risolutive dei vari
problemi e relative alle nomine, avveniva a voto segreto, ponendo
nell'apposita urna una biglia bianca o nera, che indicava se il
voto era favorevole o contrario.
La presenza di Sindaco ed Eletti dei ceti popolari non deve trarre in
inganno e far pensare ad una gestione democratica della vita
amministrativa cittadina. Nell'epoca in cui a Napoli e in molto
altri centri sorsero i Seggi della Nobiltà, anche a Cotrone, le
famiglie del ceto nobiliare diedero vita al Seggio di S. Dionigi
Aeropagita. Se pe i nobili le sole persone eleggibili erano i membri
delle famiglie iscritte al Seggio, per il ceto popolare, la situazione era diversa:
così riporta il Nola Molise: "Dico anco un'altra prerogativa
antica di questa città, perché il Sindaco ed Eletti, che in altre
città vengono dette del Popolo, in questa sono detti dell'Honorati,
fra i quali vi sono famiglie, che per più di duecento anni hanno
vissuto nobilmente senza far arte veruna, vivendo delle loro entrate,
come tutti li nobili del Seggio, ma perché non l'è stato permesso
di entrare in quello, sono stati forzati ad esercitar sempre
l'officjj pubbliche popolari". Ed aggiunge: "Vi sono
ancora molte altre famiglie, che non godeno al Seggio, né meno si
sono mischiati nel governo popolare, perché godendo forse nobiltà
in quelle città, donde sono venuti, ancorché accasati in questa
città, forse con persone nobili del Seggio, e non ancora aggregati,
non hanno voluto perciò intromettersi in officio di governo pubblico
popolare, per non pregiudicarsi".
All'inizio dell'Ottocento, il Comune inizia ad essere inteso nell'accezione
moderna di comunità locale con propria amministrazione, retto dal
Decurionato, rappresentato dal Sindaco. Sia il Sindaco che i
Decurioni erano scelti dal potere esecutivo in una lista di
eleggibili, formata da coloro che avevano un reddito elevato ed erano
nominati dal re.
Accanto al Sindaco, svolgevano le loro funzioni il 1° e il 2° eletto
nominati all'interno del Decurionato, che discuteva i problemi
locali concernenti la gestione del Comune e faceva proposte
all'Intendente, una specie di Prefetto, che era il capo
dell'amministrazione civile e finanziaria della Provincia Calabria
Ultra II.
A seguito del plebiscito popolare del 1860, con cui la città viene
annessa al Regno d'Italia, inizia una nuova fase che, pur
mantenendo di massima la ripartizione preunitaria
dell'amministrazione borbonica, conferma Cotrone come importante
centro urbano con potere amministrativo di livello sub-regionale
nella Provincia di Calabria Ultra II, pur continuando ancora ad
essere chiuso tra le fortificazioni di cittadella militare, con
appena 7.168 abitanti. Solo nel 1865 il Comune
riesce ad ottenere il decreto che stabilisce la fine delle servitù
militari.
Con l'assetto post-unitario, si acquisisce, pian piano una nuova
configurazione amministrativa, con la proposizione di un modello più
prossimo a quello attuale.
Nel 1928, la città, chiamata Cotrone dal periodo svevo, riassume il nome
di Crotone e, con decreto del 2 febbraio 1938, il capo del Governo le
attribuisce il titolo di Città.

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